Alla modica cifra di 7 eurini, Lindsey Fraser racconta (libro gustoso e imperdibile per tutti i fan della saga), in un'intervista a Joanne Kathleen Rowling, i retroscena del fenomeno Harry Potter... il maghetto che ha stregato milioni di persone!
(Il titolo, per chi è interessato, è Conversazione con J.K. Rowling...)
Ecco alcune pillole...
La prima idea - "Il mio ragazzo si stava trasferendo a Manchester e mi chiese di andare con lui. E' stato sul treno mentre tornavo a Londra che Harry Potter fece la sua prima apparizione [...] Allora non sapevo ancora che sarebbe stato un libro per ragazzi, c'era solo questo ragazzo di nome Harry. Ma mentre l'idea della mia vita mi frullava in testa, non avevo nemmeno una penna che scrivesse! Ero sommersa dai dettagli, e se tutto non fosse sopravvissuto a quel viaggio, beh, voleva dire che non valeva la pena di ricordarlo."[....]"Tornai a casa quella sera e comincia a scrivere tutto in un taccuino. Stilai elenchi di tutte le materie da studiare, sapevo che dovevano essere sette."
I nomi dei personaggi - "Dopo aver creato i personaggi dovetti cercare i nomi adatti. Gilderoy Lockhart [nella versione italiana è Gilderoy Allock] è un buon esempio: da il Dictionary of Phrase and Fable ho trovato Gilderoy, un affascinante bandito scozzese. Il cognome l'ho trovato su un monumento ai caduti della prima guerra mondiale."
Realtà e finzione - "Al Sesto anno arrivò in classe un ragazzo di nome Sean Harris, diventò il mio migliore amico; Harry Potter e la Camera dei Segreti è dedicato a lui. Sean aveva una Ford Anglia turchese che per me era il simbolo della libertà. E' per questo che non avrebbe mai potuto essere una macchina qualsiasi a salvare Harry e Ron Weasley per portarli ad Hogwarts (secondo libro)..doveva essere una Ford Anglia turchese. Ron non è proprio il ritratto di Sean, ma ha molto di lui."
La vita dei personaggi - "Quasi sempre ho in mente le storie complete di ciascun personaggio. Se le raccontassi nei dettagli, ogni romanzo avrebbe le dimensioni dell'Enciclopedia Britannica"
Il Quiddich - "Il gioco del Quiddich invece l'ho inventato dopo una furiosa lite con il ragazzo con cui vivevo a Manchester: uscii di casa sbattendo la porta, andai al pub...ed inventai il Quiddich"
Le traduzioni - "A volte trovo delle strane, piccole aberrazioni. Nella versione spagnola il rospo di Neville Paciock, che lui perde sempre, è diventato una tartaruga, che senz'altro è molto più difficile da perdere. [...] Nella versione italiana il professor Dumbledore è diventato il Professore Silente: in realtà Dumbledore è il nome del calabrone, avevo un'immagine di questo mago benevolo, sempre intento a borbottare tra sè. Per me "Silente" è una contraddizione assoluta."
Leggere - "Non ho mai bisogno di trovare il tempo per leggere. Quando la gente mi dice "Oh sì, adoro leggere, lo farei volentieri, ma non ho tempo", io penso sempre ma com'è possibile non avere tempo? Io leggo quando mi asciugo i capelli, in bagno, nella vasca. Ovunque posso farlo con una mano sola, lo faccio."
I fans americani - "Adoro New York. La prima volta che ho firmato i miei libri là, il primo ragazzino della fila mi ha teso la mano ed ha detto "SPACCHI TUTTO!". Ero felice, ma mi sono sentita di dare una risposta così tremendamente britannica, una cosa del tipo "E' mooolto gentile da parte tua, grazie infinite". Poi c'e' stata una donna a Los Angeles, una signora di mezza età in stile molto "Palm Beach". Ha detto "SONO PROPRIO CONTENTA CHE LEI SIA RICCA!" Glielo assicuro, non sentirà mai niente del genere in Inghilterra."
Commenti italiani - "Nel mondo in cui viviamo non mi preoccupano i bambini che dicono, per gioco, "facciamo che ero un mago": mi preoccupano gli adulti che poi daimaghi ci vanno davvero, fanno messe nere e credono alla maledizione del Faraone, e mi preoccupano coloro che sui giornali o in televisione gli danno corda" (Umberto Eco)
"Harry Potter è la Mary Poppins del Duemila" (Beppe Severgnini)